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Mondiali 2026, Trump e la Fifa lanciano la corsia veloce per i tifosi con biglietto

L’avvocato americano Giorgio Polacco (Arce Immigration Law): «Appuntamenti più rapidi per il visto, ma nessun lasciapassare automatico»

Con il lancio del FIFA PASS, il nuovo sistema di prenotazione prioritaria degli appuntamenti per il visto in vista dei Mondiali 2026, la Casa Bianca e la Fifa promettono file più corte ai consolati per i tifosi con biglietto. Ma che cosa cambia davvero per chi vuole andare negli Stati Uniti a vedere le partite? Ne parliamo con Giorgio Polacco, avvocato americano di Arce Immigration Law, studio specializzato in diritto dell’immigrazione USA.

 Avvocato, partiamo dall’annuncio: che cos’è esattamente il FIFA PASS?

“Il FIFA PASS è un sistema di prenotazione prioritaria degli appuntamenti consolari. È stato presentato alla Casa Bianca da Donald Trump, insieme al presidente della Fifa Gianni Infantino. In pratica, chi possiede un biglietto ufficiale per una partita dei Mondiali 2026 che si giocherà negli Stati Uniti e ha bisogno di un visto potrà accedere a un canale dedicato per fissare il colloquio in consolato o in ambasciata. Attenzione però: parliamo di appuntamenti più rapidi, non di visti garantiti. L’idea è di ridurre i tempi di attesa allo sportello per i tifosi, non di cambiare le regole di ingresso nel Paese”.

Marco Rubio ha insistito molto sul fatto che “il biglietto non è un visto”. Che cosa intendeva?

“Lo ha detto in modo molto chiaro: «Il vostro biglietto non è un visto, non garantisce l’ingresso negli Stati Uniti». Il FIFA PASS offre un appuntamento accelerato, ma non una scorciatoia nel diritto dell’immigrazione.

Chi richiede un visto turistico-d’affari B-1/B-2 dovrà comunque:

  • compilare il modulo DS-160,
  • pagare le tasse consolari,
  • presentarsi per le impronte digitali,
  • sostenere l’intervista allo sportello,

e soprattutto dimostrare di avere i requisiti previsti dalla legge americana: motivi di viaggio compatibili con il visto, risorse economiche adeguate e intenzione di rientrare nel proprio Paese al termine del soggiorno. Come ha ribadito Rubio: «Effettueremo gli stessi accertamenti che facciamo per chiunque altro. L’unica differenza è che li spostiamo più avanti nella coda»”.

Dal punto di vista pratico, come funziona questa “corsia preferenziale” per i tifosi?

“Il meccanismo è relativamente semplice:

  1. Il tifoso acquista un biglietto ufficiale per una partita negli Stati Uniti.
  2. Ha bisogno di un visto per entrare nel Paese.
  3. Attraverso i canali indicati da Fifa e Dipartimento di Stato, può accedere a un sistema di prenotazione dedicato, che gli offre un appuntamento consolare più ravvicinato rispetto alla media.

Da lì in avanti, la procedura torna identica a quella di qualsiasi altro richiedente: modulo DS-160, pagamento, biometria, intervista, decisione finale del funzionario consolare. Nessun automatismo, nessun “visto lampo”.

Perché gli Stati Uniti hanno sentito il bisogno di creare questo strumento proprio ora?

“Perché il sistema dei visti è ancora sotto forte pressione. In molti Paesi, negli ultimi anni, i tempi per ottenere un appuntamento consolare si sono misurati in mesi, talvolta oltre un anno per una prima richiesta di visto turistico. Con i Mondiali 2026 alle porte, il Dipartimento di Stato – oggi guidato proprio da Marco Rubio – ha annunciato l’invio di centinaia di funzionari consolari aggiuntivi nelle sedi più critiche. L’obiettivo dichiarato è riportare l’attesa, nella grande maggioranza dei Paesi, intorno ai sessanta giorni.

Il FIFA PASS va letto in questo contesto: non è una corsia VIP che abolisce le regole, ma una riorganizzazione delle priorità. Si decide che i tifosi con biglietto vadano “più avanti nella fila”, mentre studenti, viaggiatori d’affari e familiari in visita restano nel canale ordinario”.

E per chi viaggia con ESTA? I cittadini italiani cosa devono sapere?

“Per i Paesi che partecipano al Visa Waiver Program, tra cui l’Italia, l’impianto formale non cambia. I cittadini italiani che rispettano i requisiti potranno continuare a viaggiare con l’autorizzazione elettronica ESTA, senza bisogno di richiedere un visto in consolato.

Il FIFA PASS riguarda soprattutto chi non può usare l’ESTA e ha bisogno di un vero e proprio visto B-1/B-2. Per questi tifosi, il vantaggio concreto è avere una data per l’appuntamento consolare molto prima rispetto a quanto sarebbe avvenuto senza il programma.

Per un italiano, la pratica è:

  • se posso entrare con ESTA, continuo a usare ESTA;
  • se ho bisogno di un visto B-1/B-2, il biglietto del Mondiale mi aiuta ad avere un colloquio consolare più in fretta, ma non mi evita l’esame rigoroso del funzionario”.

 Si è molto parlato del paragone con il Qatar 2022. Gli Stati Uniti stanno copiando quel modello?

No, il modello è molto diverso. In Qatar 2022, la Hayya Card funzionava di fatto come un “lasciapassare” che, in molti casi, sostituiva il visto tradizionale per i possessori di biglietto. Gli Stati Uniti, invece, hanno scelto un’altra strada: non sospendono le regole sull’immigrazione, ma le mettono alla prova sotto stress. L’idea è: manteniamo tutte le verifiche, però spingiamo l’amministrazione a lavorare più velocemente per una categoria ben definita e molto visibile di viaggiatori, cioè i tifosi dei Mondiali”.

Veniamo ai tifosi italiani. Qual è, in concreto, lo scenario per chi sogna di andare a vedere il Mondiale 2026?

“Per i tifosi italiani che non possono usare l’ESTA – magari per precedenti visti negati, permanenze oltre il consentito o altri motivi – il FIFA PASS significa poter contare su appuntamenti più rapidi presso:

  • l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma,
  • oppure i Consolati di Milano e Napoli.

Una volta allo sportello, però, la musica è sempre la stessa: occorre convincere il funzionario di essere visitatori temporanei, con legami solidi con l’Italia (lavoro, famiglia, studi, patrimonio) e un piano di viaggio credibile, limitato nel tempo.

Chi invece continuerà a viaggiare con ESTA non vedrà grandi cambiamenti nella procedura. Potrà però risentire – in meglio o in peggio – della gestione dei flussi complessivi legati al torneo, per esempio in termini di controlli in frontiera o di eventuali richieste di chiarimento sui motivi del viaggio”.

Questa iniziativa firmata Trump–Fifa–Rubio che cosa ci dice, dal punto di vista politico e amministrativo?

“Ci dice una cosa molto semplice, ma politicamente delicata: quando c’è un grande evento globale, Washington è in grado di mobilitare rapidamente personale e risorse per tagliare drasticamente i tempi di attesa.

La domanda successiva è inevitabile: se questo è possibile per il calcio, perché non applicare soluzioni simili – magari su base strutturale – per studenti internazionali, lavoratori qualificati, ricercatori, famiglie che da anni affrontano le stesse code? Il FIFA PASS, da questo punto di vista, è un interessante banco di prova: mostra quanto il sistema possa essere reso più efficiente senza allentare i controlli, ma anche quanto il trattamento privilegiato dipenda spesso da priorità politiche ed economiche del momento”.

Che ruolo hanno studi internazionali come Arce Immigration Law in questo “ecosistema” che lega calcio, impresa e mobilità globale?

“In un contesto come questo, gli studi internazionali specializzati in immigrazione non sono soltanto “traduttori di burocrazia”, ma veri partner strategici per chi vuole usare il Mondiale – e più in generale il mercato nordamericano – come occasione per crescere negli Stati Uniti.

Il core del lavoro di Arce Immigration Law, con sede a Miami, è proprio la business immigration. Affianchiamo in particolare:

  • aziende italiane ed europee che vogliono aprire una sede, una filiale o una controllata negli USA,  
  • imprenditori e manager che intendono trasferirsi negli Stati Uniti per guidare progetti di investimento, espansione commerciale o ristrutturazione aziendale,  
  • gruppi societari, club e organizzazioni professionistiche che devono spostare staff tecnico, dirigenti, team di progetto e figure chiave,  
  • atleti e professionisti individuali di alto livello (dal mondo dello sport, dell’intrattenimento o di settori specialistici) che necessitano di un inquadramento migratorio coerente con la loro carriera negli USA,  
  • investitori e high-net-worth individuals che cercano soluzioni migratorie allineate a piani di investimento e pianificazione patrimoniale sul mercato americano.

Sostenere questa forma di mobilità del capitale umano e aziendale – temporanea o permanente – è essenziale per chi vuole davvero entrare nel mercato USA, non solo “venire a vedere le partite”. Il Mondiale 2026 renderà il Paese ancora più visibile e appetibile, ma i progetti che funzionano sono quelli che hanno alle spalle una struttura legale e migratoria solida: visti adeguati, tempistiche realistiche, scelta corretta tra soluzioni temporanee e percorsi verso la residenza permanente.

In un sistema complesso come quello statunitense, una pianificazione legale continua spesso fa la differenza tra un piano di espansione che si concretizza e uno che si blocca su un diniego di visto o su tempi incompatibili con le esigenze del business. Il FIFA PASS è un tassello utile per accelerare gli appuntamenti, ma non sostituisce la necessità di progettare per tempo la strategia migratoria dell’azienda e dei suoi leader“.