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Empowerment Femminile e Professionismo: Il Futuro del Calcio in Italia

Moderato da Silvia Campanella (TuttoSport), un panel d’eccezione composto da Domenico Aurelio (Parma Women), Marta Carissimi (Genoa CFC), Nicola Verdun (Como Women), Patrizia Panico (UEFA Pro) e Betty Bavagnoli (AS Roma) si è confrontato sull’impatto sportivo, politico e sociale del calcio femminile in Italia, contestualizzato al momento storico.

Il percorso verso l’evoluzione

Le protagoniste hanno ripercorso i passi concreti che hanno portato all’attuale sviluppo del movimento. Betty Bavagnoli, forte della sua esperienza da ex calciatrice e allenatrice, ha sottolineato l’importanza del confronto internazionale. “L’esperienza da ex calciatrice e allenatrice mi ha aiutato molto, permettendomi di viaggiare, confrontarmi e vedere realtà diverse. Nella nuova veste, ho cercato di spiegare quale potesse essere la mia visione sul calcio femminile: un’idea comune, punto di riferimento come erano state società che ci hanno preceduto e credo che stiamo facendo un buon lavoro in Italia.”

Marta Carissimi, attiva dal 2002 al 2020, ha evidenziato il drastico cambiamento nella quotidianità delle atlete. Dai tempi in cui tutte le squadre erano dilettanti e le giocatrici dovevano affiancare la passione con altri lavori, si è passati all’arrivo dei club professionistici come Juventus, Roma e Fiorentina, che hanno garantito infrastrutture e condizioni di allenamento migliori. Patrizia Panico ha confermato lo statement: “Il calcio femminile è evoluto nelle performance di giocatrici, nei settori giovanili e nelle infrastrutture. Si è professionalizzato l’ambiente e anche all’estero c’è stata una evoluzione generale.” Tuttavia, persiste l’allarme che alcune realtà estere, prima considerate indietro, abbiano ormai superato il modello del campionato italiano.

Investire con visione: i modelli virtuosi di Parma e Como

I club stanno dimostrando un impegno finanziario e strategico mirato. Domenico Aurelio (Parma Women) ha illustrato la visione del Presidente Krause: “Non devo fare calcio femminile, ma voglio farlo.” Al Parma, le calciatrici sono considerate professioniste a tutti gli effetti, con l’introduzione di importanti policy di maternità, lo sviluppo di una seconda squadra e l’attenzione al post-carriera. Nicola Verdun (Como Women) ha parlato del “valore asset calcio femminile, come all’estero.” “Non ci sono ancora i ricavi che spesso vengono spostati sul maschile, e quindi il modello di revenue parte da zero. Ma le difficoltà del Como Women sono positive, ci vuole tempo e mentalità adatta.” Verdun ha insistito sulla necessità di un lavoro culturale: “Vogliamo creare attività che coinvolgono famiglie e bambini per avvicinare sempre più gente verso il calcio femminile, consci che forse c’è anche un lavoro culturale da fare sui nostri tifosi.”

Attrattività e narrazione: le sfide ancora aperte

Il professionismo è stato richiesto dalle donne non solo per la parità salariale, ma per ottenere tutele e diritti fondamentali. Per sviluppare ulteriormente il fenomeno, è essenziale dare risalto a tutte le componenti del sistema e migliorarne l’attrattività. Marta Carissimi ha notato che la percezione del campionato italiano all’estero necessita di un upgrade di credibilità. “Oggi le nostre due migliori giocatrici sono in MLS e Inghilterra, e negli anni dall’estero la percezione che si aveva dell’Italia era che non fosse un top campionato”. Di chi stiamo parlando? Sofia Cantore (Washington Spirit NWSL) Lisa Boattin (Houston Dash NWSL) Elena Linari (London City Lioness WSL)Arianna Caruso (Bayern Bundeliga), tutte seguite da Assist Women, la struttura dedicata unicamente a fornire servizi per il calcio femminile.

E, inoltre, l’investimento in risorse umane è cruciale. Domenico Aurelio ha concluso con l’importanza di adottare un approccio internazionale: “Dare un contributo al calcio femminile significa studiare persone che fanno cose meglio di noi e contestualizzarle nel nostro mondo. Un contributo importante per il movimento italiano sia studiare, viaggiare e prendere spunti in diverse aree”. Infine, tutti i partecipanti hanno concordato sull’urgenza di cambiare la narrazione culturale e mediatica sul movimento femminile calcistico italiano.