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Il calcio, lo sport che cattura i cuori di miliardi di persone in tutto il mondo, ha una lunga storia di evoluzione sia nelle sue regole che nel suo impatto culturale. Per un periodo che va dal 1993 al 2004, ai tifosi è stato chiesto anche di trattenere il respiro nell’attesa e nella minaccia di un Golden Gol, ovvero la regola utilizzata per decidere le partite a eliminazione diretta che si prolungavano ai tempi supplementari. Secondo questa regola, la squadra che segnava per prima durante i supplementari vinceva immediatamente la partita. Il Golden Gol è rimasto nella memoria soprattutto di quelle squadre che ne hanno beneficiato (Germania per la Finale Euro 1996, Francia per la Finale Euro 2000). Nonostante istanti di pura adrenalina e drammaticità, la regola venne abbandonata nel 2004, sostituita con la regola dei tempi supplementari senza interruzione immediata del gioco e il Silver Goal (meno utilizzato e anch’esso abbandonato poco dopo).

Oggi il mondo del calcio si trova di fronte a una sfida forse meno adrenalinica ma più grande e complessa: l’emergenza climatica. Il cambiamento climatico, con le sue conseguenze sempre più evidenti e allarmanti, ha costretto l’industria calcistica a guardare oltre il campo e a considerare il suo ruolo nella crisi ambientale globale. È in questo contesto che nasce il concetto di “Green Goal”, un movimento che rappresenta un cambio di paradigma fondamentale nello sport. Questo approccio innovativo mira a trasformare il calcio da un potenziale contribuente al problema climatico a un catalizzatore di cambiamento positivo. Il “Green Goal” non si limita a modificare le regole del gioco, ma ridefinisce l’intero ecosistema calcistico, dalla gestione degli stadi all’organizzazione degli eventi, fino al comportamento dei tifosi. Questa transizione verso un calcio più verde non è priva di sfide. Richiede investimenti significativi, cambiamenti nelle abitudini consolidate e una collaborazione senza precedenti tra club, federazioni, sponsor e tifosi. Tuttavia, il potenziale impatto positivo è enorme. Il calcio, con la sua portata globale e il suo potere di influenzare miliardi di persone, ha l’opportunità unica di guidare un cambiamento culturale verso la sostenibilità. Il “Green Goal” rappresenta quindi molto più di una semplice iniziativa ambientale nel mondo dello sport. È un simbolo di come anche le istituzioni più tradizionali e amate possano e debbano adattarsi alle sfide del nostro tempo. Mentre il “Golden Gol” ha segnato un’epoca emozionante ma breve nella storia del calcio, il “Green Goal” si propone di inaugurare una nuova era di responsabilità ambientale e sociale, assicurando che lo sport più popolare del mondo possa continuare a prosperare in un pianeta sano e sostenibile per le generazioni future.

Il calcio, nonostante il suo spirito di competizione e intrattenimento, ha un impatto ambientale significativo. Le principali fonti di inquinamento derivano dall’uso intensivo di energia negli stadi, dai trasporti di tifosi e squadre, dalla produzione di materiali sportivi e dalla costruzione di infrastrutture. Un rapporto dell’organizzazione britannica *Carbon Trust* ha stimato che una singola partita di Premier League emette circa 1,5 tonnellate di CO2. Se si considera l’intero campionato, con 380 partite a stagione, l’impatto complessivo è imponente. La FIFA stessa ha riconosciuto che i Mondiali di calcio producono significative emissioni di gas serra. Durante i Mondiali di Russia 2018, è stato stimato che l’evento abbia generato circa 2,16 milioni di tonnellate di CO2, la maggior parte delle quali derivava dai trasporti internazionali dei tifosi e delle squadre. Anche se i dati definitivi sui Mondiali in Qatar non sono ancora disponibili, le stime preliminari suggeriscono che potrebbero aver superato tali cifre. Negli ultimi anni, le organizzazioni calcistiche globali hanno preso coscienza del problema e hanno iniziato a intraprendere iniziative significative per rendere lo sport più sostenibile. Uno dei primi passi concreti è l’impegno della UEFA, che ha lanciato il programma “Respect the Environment” con l’obiettivo di ridurre del 50% le emissioni legate agli eventi sportivi entro il 2030. Questo progetto mira a rendere i grandi tornei internazionali, a iniziare dagli Europei che si sono svolti in Germania di quest’anno, eventi sostenibili dal punto di vista ambientale. Gli stadi sono stati dotati di pannelli solari, sistemi di recupero delle acque piovane e politiche di riciclo dei materiali usati durante le competizioni. Inoltre, si è puntato sulla riduzione dell’uso di plastica monouso negli stadi, sulla promozione dei trasporti pubblici per i tifosi e sull’adozione di tecnologie verdi per la manutenzione dei campi da gioco. Le grandi società calcistiche stanno anche cercando di abbracciare il movimento per la sostenibilità, non solo per rispondere alle crescenti preoccupazioni ambientali, ma anche perché il pubblico, soprattutto quello più giovane, è sempre più sensibile a questi temi. Club come l’Arsenal e il Manchester City hanno investito pesantemente in strutture sostenibili. L’Emirates Stadium dell’Arsenal, per esempio, è stato equipaggiato con un sistema di energia solare, mentre il Manchester City ha introdotto un sistema di irrigazione del campo a base di acqua piovana riciclata. In Italia, la Juventus ha intrapreso un progetto di efficientamento energetico, rendendo l’Allianz Stadium uno degli stadi più sostenibili d’Europa, con impianti che utilizzano energia solare e sistemi per il riciclo delle acque.

Anche la Lega di Serie A ha annunciato di voler adottare politiche ambientali più rigorose, con l’obiettivo di rendere sostenibili le competizioni entro il 2030 capitalizzando l’esperienza delle iniziative intraprese durante in occasione dell’ultima finale di Coppa Italia. Gli obiettivi fissati dalle organizzazioni calcistiche globali sono ambiziosi. La FIFA si è impegnata a diventare carbon neutral entro il 2040, attraverso la riduzione delle emissioni, l’uso di energie rinnovabili e programmi di compensazione delle emissioni. Gli stadi dei prossimi Mondiali del 2026 in Canada, Stati Uniti e Messico saranno progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale, e si prevede che circa il 30% dell’energia utilizzata provenga da fonti rinnovabili. L’attenzione verso la sostenibilità nel calcio è destinata a crescere, non solo per ragioni ambientali, ma anche per rispondere alla crescente pressione da parte dei tifosi e degli sponsor. Aziende multinazionali, spesso partner dei club calcistici, stanno spingendo per politiche più verdi, consapevoli che una maggiore responsabilità ambientale è cruciale per la reputazione e il successo del loro brand. Sponsor come adidas e Nike hanno già avviato programmi di produzione sostenibile delle maglie delle squadre, utilizzando materiali riciclati. Inoltre, i tifosi stessi sono sempre più coinvolti nel promuovere la sostenibilità.

Alcuni club, come il Forest Green Rovers in Inghilterra, si sono distinti come pionieri nel campo del “green football”. Il Forest Green è infatti il primo club calcistico completamente sostenibile al mondo, con uno stadio in legno e un’alimentazione 100% vegana per giocatori e staff. Il passaggio dal “Golden Gol” al “Green Goal” rappresenta una transizione simbolica che riflette una necessità globale. Il calcio ha il potenziale per diventare un leader nel movimento verso la sostenibilità, influenzando miliardi di persone in tutto il mondo. Gli obiettivi sono ambiziosi, ma con il sostegno di tifosi, squadre e organizzazioni, il futuro del calcio potrebbe non essere solo verde, ma anche più giusto e inclusivo per tutti.

Il calcio, lo sport che cattura i cuori di miliardi di persone in tutto il mondo, ha una lunga storia di evoluzione sia nelle sue regole che nel suo impatto culturale. Per un periodo che va dal 1993 al 2004, ai tifosi è stato chiesto anche di trattenere il respiro nell'attesa e nella minaccia di un Golden Gol, ovvero la regola utilizzata per decidere le partite a eliminazione diretta che si prolungavano ai tempi supplementari. Secondo questa regola, la squadra