Talento globale e innovazione: la strategia di Arce Immigration Law per lo sport USA
In vista della sua partecipazione a SFS 25, abbiamo intervistato Giorgio Polacco, partner e rappresentante di Arce Immigration Law, uno studio legale specializzato nell’assistenza migratoria per professionisti, atleti e staff tecnici che desiderano operare nel mercato statunitense. In questa conversazione, Polacco illustra il ruolo cruciale della “Global Talent Mobility” e come una consulenza migratoria strategica – incentrata in particolare sui visti per abilità straordinaria (O-1/EB-1) – non sia solo una necessità legale, ma un vero e proprio fattore di crescita, innovazione e stabilità per club e leghe. Un tema fondamentale in un momento di espansione storica del settore sportivo negli USA, che culminerà con eventi come la FIFA World Cup 2026.
Il Manifesto SFS promuove l’inclusione e la diversità in tutti i livelli dell’industria. In che modo Arce Immigration Law supporta attivamente il principio di inclusione del talento globale, facilitando l’ingresso negli Stati Uniti a professionisti, atleti e staff tecnici provenienti da contesti geografici e culturali diversi, e quali sono le sfide legali in questo senso?
“La Global Talent Mobility è un principio che condividiamo pienamente nel nostro lavoro quotidiano. Il valore di un atleta, un allenatore o un professionista si misura nella sua capacità di arricchire un ambiente, non nella sua provenienza geografica. Il nostro impegno consiste nell’accompagnare persone provenienti da ogni angolo del mondo e da contesti molto eterogenei, aiutandole a comprendere e attraversare uno dei sistemi migratori più complessi al mondo. Il nostro ruolo è quello di garantire che il merito trovi uno spazio equo per esprimersi.
Lavoriamo per facilitare l’ingresso di talenti che magari non provengono da federazioni strutturate o da campionati consolidati, ma che portano con sé dedizione, creatività e storie sportive di grande valore. La sfida principale risiede nella necessità di tradurre questi percorsi in criteri legali riconoscibili, spesso dimostrando risultati ottenuti in contesti dove la documentazione non è sempre formalizzata. È un lavoro fatto di ascolto, sensibilità culturale e capacità di costruire una narrativa che permetta a quel talento di essere compreso e riconosciuto sul mercato statunitense”.
Per le aziende che operano nel sistema sportivo globale, la capacità di attrarre e trattenere i migliori talenti internazionali è chiave per la resilienza e la crescita economica sostenibile. Come si posizionano i servizi di Arce Immigration Law per assicurare alle organizzazioni e alle leghe sportive una strategia migratoria che garantisca continuità e stabilità nel tempo del proprio roster professionale?
“Nel panorama sportivo globale, trattenere i migliori talenti è fondamentale per la crescita e la continuità tecnica di un club, di una lega o un intera industria come quella dello sport. Il nostro studio si posiziona come partner strategico per tutte quelle organizzazioni che guardano agli Stati Uniti con una visione di lungo periodo. Il nostro compito non è solo ottenere il visto più adatto, ma costruire veri e propri percorsi migratori pluriennali, che si integrano con le esigenze sportive e commerciali delle società.
Collaboriamo con club, accademie e federazioni per garantire che le dinamiche di immigrazione si armonizzino con le finestre di mercato, i cicli di allenamento e le scadenze contrattuali. Questo significa evitare interruzioni, ritardi o perdite improvvise di professionisti a causa di scadenze di visto o procedure mal gestite. La nostra missione è permettere agli staff tecnici e dirigenziali di concentrarsi sul campo, offrendo una base legale stabile che protegga gli investimenti e permetta di costruire identità sportive solide e durature”.

Il visto per ‘Abilità Straordinaria’ (O-1 o EB-1 per atleti, allenatori e dirigenti di alto livello) è cruciale per l’innovazione. In che modo il vostro supporto legale contribuisce a individuare, validare e mobilitare i talenti che portano nuove competenze e best practice internazionali, accelerando l’innovazione e il progresso tecnico nel settore sportivo e aziendale?
“I visti destinati ai professionisti di “abilità straordinaria”, come gli O-1 e gli EB-1, sono strumenti centrali per l’innovazione nel settore sportivo.
Il nostro lavoro in questo ambito è strettamente legato all’identificazione e alla valorizzazione di figure che rappresentano il meglio della loro disciplina. Da allenatori capaci di introdurre metodologie innovative, preparatori e analisti che arrivano da contesti avanzati, dirigenti che hanno contribuito alla crescita di modelli di governance esportabili. Il valore aggiunto sta nella nostra capacità di tradurre una carriera tecnica in una sintesi legale che ne dimostri l’eccellenza. Non è una semplice raccolta di documenti, ma la ricostruzione del percorso professionale come contributo effettivo allo sviluppo del settore.
Questo processo permette agli Stati Uniti di importare idee, competenze e mentalità che possono trasformare l’intero ecosistema sportivo. Quando un professionista di altissimo livello arriva nel Paese, porta con sé una visione che spesso anticipa i trend globali. In questo contesto, il nostro ruolo è far sì che quella visione abbia il permesso di entrare e contribuire subito al progresso collettivo”.
Quali sono le aspettative di crescita del mercato globale dei talenti sportivi negli Stati Uniti nei prossimi anni, alla luce dell’importanza crescente del calcio e di eventi come la FIFA Club World Cup 2025 e la FIFA World Cup 2026?
“Negli ultimi anni abbiamo osservato un fenomeno chiaro. Gli Stati Uniti stanno diventando una destinazione naturale per il talento sportivo globale.
Il calcio in particolare è entrato in una fase di maturazione che non ha precedenti. L’arrivo di grandi investitori, l’aumento delle academies, l’interesse delle nuove generazioni e le partnership strategiche tra club americani ed europei hanno preparato il terreno per una crescita esplosiva.
Eventi come la FIFA Club World Cup 2025 e soprattutto la FIFA World Cup 2026 fungeranno da acceleratori. Ci aspettiamo, nei prossimi anni, un aumento significativo della domanda di tecnici qualificati, esperti in performance analysis, figure manageriali, staff medico e fisioterapico, oltre naturalmente ad atleti sempre più preparati. Questa trasformazione non riguarda solo l’élite. Anche i settori giovanili stanno iniziando a beneficiare di un approccio più scientifico, alimentato dall’arrivo di professionisti formati in contesti altamente competitivi. Gli Stati Uniti stanno costruendo un ecosistema capace di attrarre e trattenere questi profili, e l’immigrazione diventa il motore che permette al sistema di funzionare e crescere“.

Siete presenti a SFS 25, un hub per la sostenibilità e l’innovazione. Quali sinergie specifiche cercate con il sistema sportivo e le aziende tech presenti, e come immaginate che la consulenza migratoria strategica diventi un fattore riconosciuto della sostenibilità umana e professionale nel calcio e nello sport in generale?
“Essere a SFS25 significa dialogare non solo con club e leghe, ma con l’intera filiera dell’innovazione. Medicina dello sport, produttori di materiali tecnici, aziende di sensoristica e data analysis, imprese che progettano campi e infrastrutture di nuova generazione. La sostenibilità, per noi, è innanzitutto umana e operativa. Serve a creare le condizioni perché le persone giuste possano muoversi legalmente, in tempi certi, e integrarsi nei progetti senza interrompere cicli sportivi. La consulenza migratoria strategica diventa così un abilitatore trasversale.
Quando un club avvia un centro di performance con strumentazioni mediche avanzate o implementa protocolli di injury prevention, serve la mobilità di specialisti che sappiano installare, tarare e formare lo staff locale. Senza il visto giusto al momento giusto, il progetto resta sulla carta. Lo stesso vale per chi porta nuovi materiali sportivi o per le imprese che realizzano campi “smart”. Il valore non è solo il prodotto, ma il know-how che lo accompagna, e quel know-how deve poter entrare, operare e trasferirsi.
In pratica, trasformiamo la mobilità internazionale in un vantaggio strutturale. Dal medico che certifica un protocollo, l’ingegnere che ottimizza una superficie, il tecnico che abilita la manutenzione predittiva, l’analista che rende i dati utili al campo. La sostenibilità diventa misurabile quando le persone possono fare il proprio lavoro, nel posto giusto e nel momento giusto. E questo, nell’industria sportiva di oggi, è anche e soprattutto immigrazione fatta bene”.
